Parlare con gli anziani, andare a trovare gli infermi, far sentire la mia vicinanza a chi ha subito un lutto, parlare dei propri affanni. Sono cose semplici, ma vanno imparate.
Per questo il poeta Franco Arminio fa una proposta fuori dal comune: introdurre a scuola l’ora della fragilità.
Non si parte tutta via da bene che possiamo portare agli altri ma da se stessi per metabolizzare l’importanza di accettare la propria vulnerabilità, un concetto che va contro la tendenza sociale a mascherarla o nasconderla.
Bisogna avere il coraggio di essere fragili. La fragilità, nella nostra cultura contemporanea, viene spesso vista come una debolezza, una mancanza di forza di fronte alle avversità della vita. Tuttavia, Franco Arminio ribalta questa prospettiva. Per lui, la fragilità è un elemento essenziale e, soprattutto, universale. Essere fragili non significa essere deboli, ma piuttosto essere autentici. La fragilità è una condizione esistenziale che ci ricorda la nostra mortalità, ma allo stesso tempo ci apre alla possibilità di vivere esperienze emotive e relazionali più autentiche e profonde.
Vera forza non è mostrare i muscoli, parlare e agire con durezza o prepotenza ma capaci di mostrarsi vulnerabili agli altri, di accettare e condividere le nostre insicurezze, paure e debolezze. Questo è un concetto che spesso fatichiamo ad accettare, soprattutto in una società che promuove la durezza, la competizione e l’individualismo.
Accettare di essere fragili richiede, infatti, un’enorme forza interiore. In un mondo che ci spinge costantemente a mostrarci invulnerabili, a nascondere i nostri sentimenti e le nostre debolezze, ci vuole coraggio per fare il contrario.
Un altro aspetto centrale della fragilità è la sua capacità di costruire comunità. Quando ci mostriamo fragili, permettiamo agli altri di entrare nel nostro mondo interiore, di condividere con noi il peso delle nostre esperienze. Questo crea uno spazio di empatia e comprensione reciproca, dove le persone possono sentirsi libere di essere ciò che sono, senza maschere o difese. La fragilità, in questo senso, diventa un ponte tra gli individui, un punto di contatto che consente alle relazioni di fiorire in modo autentico.
Da qui la capacità di chinarsi verso le ferite degli altri, dispiegando questo inchino in gesti semplici di cura che possono essere il visitare qualcuno che sta soffrendo, recare parole di conforto e speranza.
Il coraggio di essere fragili è, in fondo, il coraggio di essere vivi, di accettare il mondo per quello che è e di accogliere gli altri nella loro piena umanità.


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