La prima Lettera Apostolica di Papa Leone (quella pubblicata in forma di motu proprio il 29 settembre riguardava le attività di investimento finanziario della Santa Sede) porta il bellissimo nome della speranza: Disegnare nuove mappe di speranza.
La Lettera prende spunto dal 60° anniversario di pubblicazione della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis “sull’estrema importanza e attualità dell’educazione nella vita della persona umana”. Nelle prime parole, il Papa ricorda che “l’educazione non è attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione: è il modo concreto con cui il Vangelo diventa gesto educativo, relazione, cultura”, specialmente nel nostro attuale ambiente educativo che è “complesso, frammentato, digitalizzato”.
Ancora oggi questo importante documento conciliare orienta il cammino formativo nelle “scuole e università, movimenti e istituti, associazioni laicali, congregazioni religiose e reti nazionali e internazionali”.
Una delle acquisizioni più belle derivanti dall’assimilazione del documento riguarda l’idea che la formazione cristiana “abbraccia l’intera persona: spirituale, intellettuale, affettiva, sociale, corporea. Non contrappone manuale e teorico, scienza e umanesimo, tecnica e coscienza; chiede invece che la professionalità sia abitata da un’etica, e che l’etica non sia parola astratta ma pratica quotidiana”.
Papa Leone ribadisce alcuni punti fermi dell’educazione: la centralità della persona, la contemplazione del Creato, la costellazione educativa “perché il mondo educativo cattolico è una rete viva e plurale in cui ogni “stella” ha una luminosità propria, ma tutte insieme disegnano una rotta”.
Per attualizzare il discorso educativo, il Papa indica poi la necessità di navigare nuovi spazi: “Sessant’anni fa, la Gravissimum educationis ha aperto una stagione di fiducia: ha incoraggiato ad aggiornare metodi e linguaggi. Oggi questa fiducia si misura con l’ambiente digitale. Le tecnologie devono servire la persona, non sostituirla; devono arricchire il processo di apprendimento, non impoverire relazioni e comunità”. Occorre, dunque creatività pastorale ma anche discernimento poiché “nessun algoritmo potrà sostituire ciò che rende umana l’educazione: poesia, ironia, amore, arte, immaginazione, la gioia della scoperta e perfino, l’educazione all’errore come occasione di crescita”.
Non manca l’immancabile ricordo grato di Papa Francesco che a suo tempo aveva parlato del Patto Educativo con i suoi 7 percorsi: “porre al centro la persona; ascoltare bambini e giovani; promuovere la dignità e la piena partecipazione delle donne; riconoscere la famiglia come prima educatrice; aprirsi all’accoglienza e all’inclusione; rinnovare l’economia e la politica al servizio dell’uomo; custodire la casa comune. Queste “stelle” hanno ispirato scuole, università e comunità educanti nel mondo, generando processi concreti di umanizzazione”.
A questi 7 principi il Papa aggiunge tre sue priorità: “La prima riguarda la vita interiore: i giovani chiedono profondità; servono spazi di silenzio, discernimento, dialogo con la coscienza e con Dio. La seconda riguarda il digitale umano: formiamo all’uso sapiente delle tecnologie e dell’IA, mettendo la persona prima dell’algoritmo e armonizzando intelligenze tecnica, emotiva, sociale, spirituale ed ecologica. La terza riguarda la pace disarmata e disarmante: educhiamo a linguaggi non violenti, riconciliazione, ponti e non muri”.
Infine l’invito rivolto a tutti di “disegnare nuove mappe di speranza: è questa l’urgenza del mandato. Chiedo alle comunità educative: disarmate le parole, alzate lo sguardo, custodite il cuore.
Disarmate le parole, perché l’educazione non avanza con la polemica, ma con la mitezza che ascolta.
Alzate lo sguardo. Come Dio disse ad Abramo, «Guarda il cielo e conta le stelle» (Gen 15,5): sappiate domandarvi dove state andando e perché.
Custodite il cuore: la relazione viene prima dell’opinione, la persona prima del programma. Non sprecate il tempo e le opportunità”.


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