Inizia oggi, 10 novembre 2025, e si protrarrà fino al 12, il Congresso internazionale co-organizzato dalla Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC) e dalla Pontificia Accademia per la Vita.
il tema del Congresso è attuale e interpellante: «AI e Medicina. La sfida della Dignità Umana».
Nelle parole del professor Bernard Ars, Presidente FIAMC, «l’AI è certamente un ottimo ausilio tecnico per la medicina. Tuttavia, di fronte alla sua innegabile potenza, il medico non può rimanere affascinato, ma deve pensare e far vedere che l’essere umano non è l’oggetto di un problema da risolvere, ma una realtà ricca e profonda, che va avvicinata attraverso e in un rapporto accogliente con la sua esperienza. L’AI deve rimanere al servizio del paziente!».
Mons. Renzo Pegoraro, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ribadisce che «insieme alla Federazione Internazionale dei Medici Cattolici, riteniamo di poter offrire un momento significativo di conoscenza, di approfondimento, di confronto, per affrontare queste nuove sfide che l’intelligenza artificiale sta rappresentando nel campo della medicina e della sanità. Vi aspettiamo a Roma a novembre. Sarà anche l’occasione di concludere l’anno giubilare. Benvenuti a Roma».
Papa Leone ha diretto ai partecipanti il suo saluto e la gratitudine e l’apprezzamento per l’argomento scelto poiché “stiamo attualmente assistendo a un’epoca di nuovi progressi tecnologici paragonabili per certi aspetti alla Rivoluzione Industriale, ma più pervasivi. Essi influenzano profondamente il nostro modo di pensare, alterando la nostra comprensione delle situazioni e il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri. Attualmente interagiamo con le macchine come se fossero interlocutori, diventando quasi una loro estensione. In questo senso, non solo corriamo il rischio di perdere di vista i volti delle persone che ci circondano, ma anche di dimenticare come riconoscere e apprezzare tutto ciò che è veramente umano”.
Il Papa riconosce l’indubbio valore “che lo sviluppo tecnologico ha portato, e continua a portare, benefici significativi all’umanità, in particolare nei campi della medicina e della salute. Per garantire un vero progresso, è imperativo che la dignità umana e il bene comune rimangano priorità assolute per tutti, sia singoli individui che enti pubblici. È facile riconoscere il potenziale distruttivo della tecnologia e persino della ricerca medica quando vengono messe al servizio di ideologie antiumane. In questo senso, gli eventi storici rappresentano un monito: gli strumenti a nostra disposizione oggi sono ancora più potenti e possono produrre un effetto ancora più devastante sulla vita degli individui e dei popoli. Tuttavia, se sfruttati e posti al vero servizio della persona umana, questi effetti possono anche essere trasformativi e benefici”.
Il richiamo è a “non dimenticare mai la dignità ontologica che appartiene alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere ed essere voluta, creata e amata da Dio. Proprio per questo, gli operatori sanitari hanno la vocazione e la responsabilità di essere custodi e servitori della vita umana, soprattutto nelle sue fasi più vulnerabili. Lo stesso si può dire di coloro che sono responsabili dell’uso dell’IA in questo campo. Infatti, quanto maggiore è la fragilità della vita umana, tanto maggiore è la nobiltà richiesta a coloro a cui è affidata la sua cura”.
Da ricordare sempre “l’insostituibilità delle relazioni umane in questo contesto. La professionalità medica, infatti, richiede non solo le necessarie competenze specifiche, ma anche la capacità di comunicare e di essere vicina agli altri. Non può mai ridursi alla mera soluzione di un problema. Allo stesso modo, i dispositivi tecnologici non devono mai sminuire la relazione personale tra pazienti e operatori sanitari. Infatti, se l’intelligenza artificiale deve essere al servizio della dignità umana e dell’efficace assistenza sanitaria, dobbiamo garantire che migliori realmente sia le relazioni interpersonali sia l’assistenza fornita”.


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