14 gennaio 1956: il Venerabile Giunio Tinarelli, Silenzioso Operaio della Croce, torna alla Casa del Padre. Ricordiamolo attraverso alcuni suoi pensieri spirituali.
Questo mondo non è altro che una valle di lacrime. Dunque miei cari siamo generosi con il Signore, cerchiamo di staccarci sempre più da questa terra per far sempre più la volontà del Signore. Solo così potremo trovare la vera felicità (Quaderno UCM, 13 Giugno 1955).
Vorrei vedere il sacerdote vicino l’ammalato, come lo vedo tutte le mattine io quando viene a portarmi Gesù Ostia, perchè col Pane dei forti uno riesce ad abbandonarsi completamente ai voleri Divini pronunciando con tutta generosità il grande Fiat (da una lettera a Mons. Luigi Novarese – Terni: 10 maggio 1951)
Chi si è consacrato alla Madonna non ha offerto tutto se stesso? Dunque se siamo Silenziosi Operai della Croce la nostra consacrazione che rinnoviamo per la festa del Sacro Cuore e dell’Immacolata non è altro che una conferma della nostra sofferenza e delle nostre preghiere, acciocché tutte le iniziative del centro riescano sempre bene a maggior gloria di Dio e della SS. Vergine (da una lettera a Mons. Luigi Novarese – Terni 9 novembre 1955).
In questi giorni ho fatto 23 anni di malattia e 17 anni di infermità assoluta; (sono stecchito come morto; l’unico movimento che ho sono i gomiti e le mani) nel mio letto di sofferenza ho trovato la vera felicità; la più grande gioia è quella di accostarmi al Banchetto Eucaristico tutte le mattine per cibarmi di Gesù Ostia. (Quaderno UCM, 13 Giugno 1955).


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