Venerdì scorso papa Francesco ha tenuto un’Udienza alla commissione Carità e Salute della Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal cardinale di Agrigento, mons. Francesco Montenegro. Durante l’udienza, che cadeva alla vigilia della venticinquesima Giornata mondiale del malato e in occasione dei 20 anni dell’ufficio nazionale della Cei per la pastorale della salute, Bergoglio ha chiesto che a orientare le scelte politiche e amministrative in questo campo «non sia solo il denaro», né «le scelte di chi gestisce i luoghi di cura» e ha sottolineando come al primo posto ci sia «l’inviolabile dignità di ogni persona umana dal momento del suo concepimento fino al suo ultimo respiro». Citando il messaggio che ha scritto a dicembre per la venticinquesima Giornata del malato, il Santo Padre ha ribadito che «al primo posto c’è l’inviolabile dignità di ogni persona umana dal momento del suo concepimento fino al suo ultimo respiro».
Non solo «ombre» del sistema sanitario, ma anche «luci»: il Pontefice ha infatti sottolineato i «preziosi risultati» della ricerca scientifica per curare, se non per sconfiggere, alcune patologie, il lavoro di tanti operatori sanitari, «ministri della vita e partecipi dell’amore effusivo di Dio creatore», e i numerosi volontari «che, con generosità e competenza, si adoperano per alleviare e umanizzare le lunghe e difficili giornate di tanti malati e anziani soli, soprattutto poveri e indigenti».
«Insieme alle le luci però – ha detto il Papa – vi sono alcune ombre che rischiano di aggravare l’esperienza dei nostri fratelli e sorelle ammalati. Se c’è un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere con evidenza le sue dolorose conseguenze, è proprio quello sanitario. Quando la persona malata non viene messa al centro e considerata nella sua dignità, si ingenerano atteggiamenti che possono portare addirittura a speculare sulle disgrazie altrui. E questo è molto grave! Occorre essere vigilanti, soprattutto quando i pazienti sono anziani con una salute fortemente compromessa, se sono affetti da patologie gravi e onerose per la loro cura o sono particolarmente difficili, come i malati psichiatrici. Il modello aziendale in ambito sanitario, se adottato in modo indiscriminato, invece di ottimizzare le risorse disponibili rischia di produrre scarti umani. Ottimizzare le risorse significa utilizzarle in modo etico e solidale e non penalizzare i più fragili».
Francesco ha infine citato San Giovanni Paolo II, a cui si deve la Giornata mondiale del malato, spiegando che il pontefice polacco aveva raccomandato l’importanza di «coinvolgere le diocesi, le comunità cristiane, le famiglie religiose sull’importanza della pastorale sanitaria» e, a questo proposito, Francesco ha rilevato che «tanti malati sono negli ospedali, ma molti di più sono nelle case, sempre più soli. Auspico – ha detto – che vengano visitati con frequenza, perché non si sentano esclusi dalla comunità e possano sperimentare, per la vicinanza di chi li incontra, la presenza di Cristo che passa oggi in mezzo ai malati nel corpo e nello spirito».
Francesco ha concluso l’Udienza con le parole pronunciate in Piazza San Pietro lo scorso 12 giugno, durante l’Omelia per il Giubileo delle persone malate e disabili. «Le persone malate sono membra preziose della Chiesa. Con la grazia di Dio e l’intercessione di Maria, Salute degli infermi, possano diventare forti nella debolezza (cfr 2 Cor 12,10), e ricevere la grazia di completare ciò che manca in noi delle sofferenze di Cristo, a favore della Chiesa suo corpo (cfr Col 1,24); un corpo che, ad immagine di quello del Signore risorto, conserva le piaghe, segno della dura lotta, ma sono piaghe trasfigurate per sempre dall’amore». Un discorso in perfetta linea con il pensiero del nostro Padre fondatore e con l’Apostolato che i Centri Volontari della sofferenza portano avanti ogni giorno.
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