Il Santuario dedicato a santa Teresa di Calcutta è gremito di fedeli, il ritratto di Novarese e le stampelle che lo sorreggevano negli anni della malattia sono poste a destra dell’altar maggiore.
“Il Monferrato è uno scrigno ricco di tesori preziosi: il paesaggio, la cucina, il vino, l’arte – esordisce Anselmo. Eppure, accanto a questi gioielli pregiati, esiste anche un altro tesoro: quella che potremmo definire ‘una geografia della spiritualità’: san Giovanni Bosco a Castelnuovo don Bosco, il beato Luigi Novarese a Casale, papa Francesco a Portacomaro d’Asti date le radici monferrine della sua famiglia”.
L’incontro, organizzato dal parroco, faceva parte delle iniziative legate alla “Staffetta della speranza” che da oltre un anno porta la reliquia del nostro Padre e Fondatore in tutte le diocesi del Piemonte. Presenti infatti alla serata Giovannina Vescio, Responsabile del CVS Piemonte, Lucia Zoppellaro e Davide Vecchio, referenti rispettivamente del CVS di Casale Monferrato e di Asti, oltre a un nutrito numero di fedeli del posto.
Il parroco aveva sistemato, nei giorni scorsi, la teca nel primo altare a destra, all’ingresso della chiesa, di fronte all’altare di santa Teresa di Calcutta. Da un lato il beato monferrino “apostolo degli ammalati”, dall’altro la suora Premio Nobel per la pace nel 1979. Una coincidenza, a dir poco, curiosa. Ed è stata proprio questa coincidenza ad essere stata presa in esame da Anselmo che, nel suo discorso, ha sorpreso il pubblico mettendo a confronto il Fondatore del Centro Volontari della Sofferenza e la Fondatrice della Congregazione Missionarie della Carità.
“C’è un filo rosso ideale che lega il sacerdote di Casale e la religiosa di Calcutta, il Monferrato e l’India. E questo filo ideale è l’universalità della Chiesa, la potenza del Vangelo che unisce nei cinque continenti coloro che ne realizzano il contenuto nell’amore per gli ammalati, i poveri, gli emarginati”.
Anselmo ha sostenuto la sua tesi raccontando alcuni significativi aneddoti tratti dalla vita di Novarese e Madre Teresa. E ha concluso: “Entrambi sono stati personaggi scomodi, abili imprenditori della carità e persone di gran cuore. Che hanno messo al centro del loro apostolato la figura di Gesù Cristo, il cui volto vedevano riflesso nel volto degli ammalati”.
Al termine della prolusione di Anselmo, spazio alle domande e alle considerazioni del pubblico. Gabriella Celoria, del CVS di Casale, ha ricordato l’importanza del metodo da utilizzare per approcciarsi all’ammalato, soprattutto al non credente, che Novarese ha lasciato in eredità all’Associazione. Davide Vecchio, disabile, ha ricordato a tutti che “la vita è un dono di Dio, sempre prezioso, in qualunque istante e qualunque sia la nostra condizione” e che sulle orme di Santa Teresa di Calcutta e di Monsignore “dobbiamo essere testimoni di dolcezza verso gli altri”.