Insieme all’altra definizione, Casa della Famiglia, Loreto viene identificata da papa Francesco come Casa dei Malati.

Il Papa le mette insieme e ne piega la motivazione: “La Casa di Maria è la casa dei malati. Qui trovano accoglienza quanti soffrono nel corpo e nello spirito, e la Madre porta a tutti la misericordia del Signore di generazione in generazione. La malattia ferisce la famiglia e i malati devono essere accolti dentro la famiglia. Per favore, non cadiamo in quella cultura dello scarto che viene proposta dalle molteplici colonizzazioni ideologiche che oggi ci attaccano. La casa e la famiglia sono la prima cura del malato nell’amarlo, sostenerlo, incoraggiarlo e prendersene cura.

Ecco perché il santuario della Santa Casa è simbolo di ogni casa accogliente e santuario degli ammalati. Da qui invio ad essi, tutti, ovunque nel mondo, un pensiero affettuoso e dico loro: voi siete al centro dell’opera di Cristo, perché condividete e portate in maniera più concreta dietro a Lui la croce di ogni giorno. La vostra sofferenza può diventare una collaborazione decisiva per l’avvento del Regno di Dio” (Papa Francesco, Incontro con i fedeli, 25 marzo 2019).

Sentiamo l’eco del beato Novarese nelle sue parole, e anche l’eco di altri Papi che si sono rivolti alle persone sofferenti e al CVS in modo particolare, ricordando la preziosità del loro contributo per la missione della Chiesa.

Loreto, Casa dei Giovani, è la terza definizione. Ed è significativo che venga ricordato oggi questa realtà, nel giorno in cui il Papa firma l’esortazione post sinodale sui giovani: “Penso a Loreto come a un luogo privilegiato dove i giovani possono venire alla ricerca della propria vocazione, alla scuola di Maria! Un luogo dove i giovani e i loro educatori possono sentirsi accolti, accompagnati e aiutati a discernere”.

Dall’esperienza di Maria, dal suo percorso di accoglienza della proposta di Dio per la sua vita, tutti i cristiani sono aiutati a prendere decisioni vocazionali significative. In modo particolare i giovani: “Nell’evento dell’Annunciazione appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: 1) ascolto della Parola-progetto di Dio; 2) discernimento; 3) decisione.

Il primo momento, quello dell’ascolto, perché è sempre Dio che prende l’iniziativa di chiamare alla sua sequela. Ma occorre essere pronti e disponibili ad ascoltare ed accogliere la voce di Dio, che non si riconosce nel frastuono e nell’agitazione. Il suo disegno sulla nostra vita personale e sociale non si percepisce rimanendo in superficie, ma scendendo a un livello più profondo, dove agiscono le forze morali e spirituali. È lì che Maria invita i giovani a scendere e a sintonizzarsi con l’azione di Dio.

Il secondo momento di ogni vocazione è il discernimento, espresso nelle parole di Maria: «Come avverrà questo?». Maria non dubita; la sua domanda esprime il suo desiderio di scoprire le “sorprese” di Dio. In lei c’è l’attenzione a cogliere tutte le esigenze del progetto di Dio sulla sua vita, a conoscerlo nelle sue sfaccettature, per rendere più responsabile e più completa la propria collaborazione.

La decisione è il terzo passaggio che caratterizza ogni vocazione cristiana, ed è esplicitato dalla risposta di Maria all’angelo: «Avvenga per me secondo la tua parola». Il suo “sì” è il “sì” della fiducia piena e della disponibilità totale alla volontà di Dio”.

Infine, il Santo Padre non trascura di ricordare il compito di ogni cristiano: “portare il Vangelo della pace e della vita ai nostri contemporanei spesso distratti, presi dagli interessi terreni o immersi in un clima di aridità spirituale. C’è bisogno di persone semplici e sapienti, umili e coraggiose, povere e generose. Insomma, persone che, alla scuola di Maria, accolgono senza riserve il Vangelo nella propria vita”.