Dal 4 al 5 aprile, si terrà a Lucca una due giorni promossa dall’Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) sul tema: “Psichiatria riabilitativa: una rete per il futuro”. Scopo principale dell’incontro è quello di stimolare enti, istituzioni, associazioni a mettere a punto una rete di interventi sempre più orientati alla prevenzione, all’inclusione educativa e ad una più appropriata riabilitazione nonché a riprogettare e riprogrammare reti di iniziative culturali, scientifiche, professionali e formative che, dopo quarant’anni, contribuiscano ad animare e tenere vivo lo spirito sociale della legge Basaglia, e contribuire a renderne effettivi i principi”.
Il tema della salute mentale oggi più che mai riveste un ruolo di primo piano nella società contemporanea, così incline a seguire modelli di comportamento non sempre eticamente accettabili che, comunque condizionano non poco il comportamento posto in essere da alcuni individui. Il riprendere le idee di Franco Basaglia circa le problematiche psichiatriche, il voler tenerle vive nella loro essenza, rappresenta un passo importante verso quel tipo di psichiatria orientata alla vera umanizzazione dei pazienti, all’ascolto, all’accoglienza.
Il beato Luigi Novarese, sin dagli inizi è stato sempre molto sensibile alle problematiche collegate alla psicopatologia. L’ammalato psichico, era visto come l’emblema del cosiddetto “dolore innocente”, ossia il dolore di chi, per circostanze particolari, non può raggiungere la propria responsabilità morale. L’ammalato mentale – scriveva il beato Novarese – anche colpito in forma grave, può avere, e di fatto ha, dei momenti in cui comprende la propria desolante situazione e sono sufficienti quei pochi secondi di comprensione di quel che è, dove vive, come è trattato e considerato, per cadere nella più profonda, e quanto mai comprensibile desolazione per ritornare poi nella sua assenza mentale ed avere così, come in una notte senza termine, riposo dal proprio soffrire. Sono quelli i momenti più dolorosi della sua esistenza, momenti di ribellione profonda contro il proprio essere, il proprio male, contro Dio e contro la società.
Ecco perché incontri del genere sono estremamente utili non solo per fare il punto della situazione riguardo gli aspetti puramente organizzativi dell’assistenza ai malati psichici ma anche e soprattutto per riflettere su quelle dinamiche relazionali che consentono di assistere in modo idoneo e soprattutto “umanizzato” coloro che, troppo spesso, la società tende a porre ai suoi margini, forse per paura, o più che altro per mancanza di sensibilità, umana e professionale.