Papa Francesco durante la recita del Regina Caeli di domenica 19 aprile, riflettendo sulla Divina Misericordia, ha ribadito che: “La risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia: l’amore compassionevole tra di noi e verso tutti, specialmente verso chi soffre, chi fa più fatica, chi è abbandonato… Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore”.
Anche il beato Luigi Novarese era decisamente contro il pietismo e l’assistenzialismo passivo verso coloro che si trovano a vivere situazioni di sofferenza. L’eccessivo pietismo rischia di isolare ancora di più il malato negandogli la possibilità di essere veramente soggetto attivo nella Chiesa e nella società.
Scriveva a tal proposito il beato Luigi Novarese: “E’ un’idea totalmente fuori luogo e sorpassata il senso di paternalismo e pietismo che spesso si riversa su chi soffre, considerandolo un eterno bambino, bisognoso di compassione e protezione, creatura che non può avere iniziative e che va unicamente sempre aiutata. L’aiuto, la comprensione, la fraternità sono sentimenti che con piacere ed onore stanno accanto a chi soffre, pietismo, però, no; quello avvilisce e fa doppiamente sentire il proprio dolore”.
Un ulteriore esempio di come Monsignore è stato un vero anticipatore dei tempi, un antesignano della moderna pastorale della salute che – oggi più che mai – rappresenta uno dei settori più importanti per l’azione apostolica della Chiesa universale.