Per contrastare lo stereotipo tradizionale che vuole l’anziano malato, invalido, isolato e indebolito, serve considerare e vivere la vecchiaia come una stagione produttiva e un tempo di grazia. Ne ha parlato il Papa questa mattina nel discorso all’Associazione nazionale lavoratori anziani, in udienza nel 70° anniversario della fondazione.
“La pandemia del Covid-19 ha evidenziato che le nostre società non sono abbastanza organizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro dignità e la loro fragilità. Dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani”. Così il Papa in un tweet nella Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani. È sempre stata grande l’attenzione di Papa Francesco verso la terza età. Più di una volta il Pontefice ha sottolineato la ricchezza che portano i “nonni” nel mondo, contro una mentalità che vorrebbe considerarli solo un peso ed emarginarli dalla società. “Gli anziani – ha detto durante un’udienza organizzata dall’ANLA, l’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani lo scorso dicembre – sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita”.
Le nostre società e il mondo hanno bisogno della sapienza e dell’esperienza degli anziani e dell’incontro tra anziani e giovani per essere più accoglienti, più umane, più cristiane e più rispettose dei diritti di tutti. Invece sono troppi ancora gli stereotipi intorno alla vecchiaia intesa solo in termini di rischi e costi e non di risorse e potenzialità e ancora troppo prevalente è la cultura dello scarto nei confronti di chi è più debole.