L’anno pastorale 2020–2021 si inserisce in un particolare periodo storico caratterizzato, purtroppo, dalla pandemia ancora in corso, che ha posto l’intera collettività di fronte a scenari assolutamente imprevisti, urgenze cui far fronte, emergenze in campo sociale, economico, sanitario ed educativo. Per molti ora è tempo di ripartire con la consapevolezza che nella programmazione e realizzazione delle attività pastorali, sia a livello parrocchiale che diocesano, è necessario tener conto delle norme socio-sanitarie richieste per sconfiggere il Covid-19, con lo stile della responsabilità personale e collettiva, della prudenza e dalla pazienza, per far rifiorire la speranza e la fiducia che solo Dio può donare.
Iniziando allora questo anno pastorale così particolare, facciamo tesoro di quanto ci dice il beato Luigi Novarese riguardo all’attività di apostolato. Parole quanto mai attuali, da meditare e applicare nel nostro cammino spirituale, rivolte a ciascuno di noi impegnato nel portare avanti l’apostolato dei sofferenti.

“Se intendiamo prepararci all’apostolato di domani è necessario che ci formiamo bene oggi su un modello sicuro, un modello che sfida i secoli, sempre attuale e questo modello sicuro è l’Immacolata.
Non conta tanto, quanto o quello che facciamo, ma come lo facciamo.
Oggi bisogna «farsi parola»; oggi la società ha bisogno di eroi, di persone convinte che lasciano il quieto vivere giornaliero per darsi ai fratelli, farsi apostoli e trascinatori di anime, non con chiacchiere od esperienze personali, ma con i metodi evangelici. L’apostolato ha bisogno del tuo tempo; l’apostolato ha bisogno della tua esperienza umana e personale; l’apostolato ha bisogno del tuo interessamento; l’apostolato ha bisogno del tuo aiuto finanziario al punto che non ti è lecito, se vivi cristianamente, sperperare le tue ricchezze per futili e vani piaceri, mentre tante opere sociali attendono sostegno”. (L’Ancora, n. 9, settembre 1971)