Le ultime penose polemiche inerenti gli anziani e la loro funzione nella società devono portarci tutti a riflettere su un tema che non può e non deve restare a se stante.

Il beato Luigi Novarese ha visto lungo anche su questo argomento così attuale; scriveva infatti sull’Ancora 1-2, gennaio-febbraio 1977: La presente società può veramente chiamarsi una società aperta ai diritti di tutti i cittadini se promuove ed approva leggi per eliminare gli handicappati prima che nascano? Non potrebbe in un prossimo futuro estendere la legge a quanti, per errore, sono sfuggiti ad un precedente controllo ed a quanti diventano ad un certo momento della malattia, per incidenti o anzianità, non produttivi per la società?

“Non produttivi per la società” è quanto riportato in un tweet di un presidente di regione che sta generando giustamente polemiche e risentimenti soprattutto da parte degli over anni 70 nel momento più acuto della pandemia da Covid-19. Più precisamente nel tweet si legge: “Persone per lo più in pensione non indispensabili allo sviluppo produttivo del Paese che vanno tutelate”

Perché questa totale mancanza di rispetto verso coloro che, per età, sono più fragili, indifesi, esposti a malattie di vario genere e, non ultima, ad un’insidiosa infezione come quella del Coronavirus?

Nell’Ancora nell’Unità di Salute, n. 2, 1983, troviamo un vero e proprio prezioso spunto di riflessione che, oggi più che mai, in piena pandemia Covid-19 dovrebbe essere assimilato e fatto proprio.

Scriveva il Beato Novarese: “Rispetta l’uomo anziano, qualunque sia la sua condizione. È una creatura che ha vissuto, che ha la propria esperienza, che può ancora dare e che vive l’umiliazione di essere emarginato magari dalla propria famiglia che con fatica si è costruita. Accostarlo con rispetto, sentirlo più che dirigergli parole, deve essere il nostro compito; comprenderlo e sostenerlo qualunque sia lo stato d’animo e di ambiente è nostro dovere.

Lungo il discorso verrà il momento di presentare il Vero sostegno, di dire quella parola che valorizza talvolta un’esistenza vissuta magari poveramente. Non sarà difficile, in genere, poter presentare la verità; rimane però il pericolo di vedersi rigettato anche dopo lunghi discorsi, da cui molto si sperava. Nell’anziano c’è la convinzione di una vita, comunque sia essa stata vissuta. Se, Dio non voglia, la vita è stata vissuta malamente, deve subentrare nel suo intimo la convinzione dello sbaglio totale compiuto, con il conseguente riconoscimento e pentimento. E questo è frutto soltanto di grazia. A noi, in maniera particolare, interessa il caso di chi rigetta la verità, in un pericolo costante di anzianità e di malattia forse sopravvenuta, per cui la chiarezza e concretezza decisiva del discorso si impongono proprio per l’urgenza delle circostanze.

Nell’anziano non esistono più velleità di affermazioni di vita, di mete, o desideri fantastici. Possono, invece, forse esistere tirannie di passioni non domate, che fanno sentire la propria presenza con conseguente impegno di vittoria con forze inibitrici indebolite. In questi casi l’argomento concreto della presenza di Dio, con relativo giudizio finale anche se non lo si vuole ammettere, ha sempre la sua efficacia e questo per due motivi:

— la verità ha sempre forza illuminante;

— la grazia del Battesimo, anche se per tante ragioni lungamente assopita nell’individuo, scatta al momento preciso e dona una chiarezza interiore, attraverso la quale il battezzato può valutare rapporti di esistenza e doveri verso Dio, anche se non osservati.

In caso di rigetto di questa verità, rimane ancora il dovere di dire la reale situazione in cui si trova il sofferente, tanto più necessaria, quanto più egli è lontano dalla verità.

L’anzianità attempata è già uno stato di sofferenza e se questa si aggiunge alla stessa età, facilmente si intuisce la necessità di stabilire un rapporto vitale con Cristo Salvatore.

La preghiera e lo spirito di carità sono i migliori coefficienti per simili situazioni.

Due argomenti sono di valido aiuto e sicuro successo, per poca disposizione alla grazia che ci possa essere:

 1) Il Cuore di Gesù, asilo sicuro per tutti, qualunque sia la sponda da cui si giunga, qualunque sia l’età.

Far comprendere allora come il Cuore del Cristo Crocifisso sia stato trapassato dalla lancia e conseguentemente sia per sempre rimasto aperto, in attesa delle anime per cui si è immolato.

Le parabole della misericordia, l’esercizio, soprattutto, della misericordia fin dall’alto della Croce sono argomenti quanto mai validi per far aprire gli occhi e donare speranza a chiunque, purché siano esposti con carità e ferma delicatezza, da cui traspaia l’affermazione di una verità che invita a confrontarsi.

 2) L’Immacolata, richiamata alla memoria dell’anziano nella funzione di madre che ama sempre e non dispera mai, di madre che veglia sui nostri passi, che è accanto alla nostra Croce come a quella del Suo divin Figlio, essendo noi con Lui una sola mistica realtà.

La Consacrazione di se stessi alla Vergine Santa perché intervenga nella nostra esistenza «secondo quanto abbiamo maggiormente bisogno», si è sempre dimostrata efficace. La vittoria della grazia nelle anime dì persone anziane dà la gioia ed il senso di riposo a coloro che le avvicinano, come il tiepido tramonto dei giorni sereni. Sono, allora, valutazioni su avvenimenti, cose e circostanze che vengono fatte senza passione, con visuale tranquilla da chi sa di essere distaccato dalle cose di questa terra.

Inutile dire quanto sia opportuno sottolineare presso tutti i sofferenti e, a maggior forza, con chi è anziano e vede sfuggire, senza alcuna speranza, la vita, la perennità dell’esistenza: l’anima non è soggetta alla morte.

L’esempio della Risurrezione del Cristo e della nostra futura risurrezione è un argomento forte che va sviluppato in tutte le sue componenti. L’esperienza, inoltre, dell’anziano, è preziosa anche per l’apostolato, per le iniziative che si vogliono intraprendere e mette anche in guardia da pericolosi insuccessi.

Nei casi di ostilità aperta, dura ed inaccessibile, non saranno gli argomenti di forza che vinceranno, ma ancora quelli della carità inesauribile e fiduciosa. Chi può con certezza dire dello stato di un’anima, quando da sola si trova con Dio nell’imminenza della sua dipartita?

Una cosa sola noi sappiamo ed è che Gesù Cristo per quell’anima ha affrontato la passione e la morte, per cui certamente tutto metterà in opera perché nessuno di quelli che il Padre gli ha consegnato vada perduto”.