Da giorni dai media arrivano notizie e discussioni spesso sterili sulle prossime festività natalizie. Fare o non fare il cenone? Questo è il problema principale. E che dire dei regali, della frenetica corsa all’acquisto in un periodo come quello che si sta vendo che esigerebbe da parte di tutti, prudenza, senso di responsabilità, intelligenza e buon senso.

Il Natale è innanzitutto una festività religiosa dove si dovrebbe lasciare campo aperto ad una sana rigenerazione dello spirito, a momenti di raccoglimento e riflessione personale. Diventa invece il momento della corsa, dell’addobbo issato sempre più precocemente rispetto all’Avvento, al regalo da impacchettare e porre sotto l’albero per gli auguri della mezzanotte, un’occasione per dare sfogo al più becero consumismo in barba a ciò che quest’anno sono restrizioni e divieti di assembramento vari. Forse quest’anno potrebbe essere l’occasione per ridare al Natale la sua dignità spirituale lasciando più di spazio ad una sobrietà che, sicuramente, farebbe bene sotto vari punti di vista.

Aveva ben ragione il beato Luigi Novarese quando scriveva: “É così bello meditare il mistero del Natale e sentirsi una cosa sola col Cristo che nasce nella grotta di Betlemme. Il consumismo, ossia le enormi spese fatte nel santo Natale, non facciano passare in secondo piano il dono profondo e rivoluzionante i destini dell’uomo che Gesù ci ha offerto. Non permettiamo che l’oppio del materialismo, del benessere cercato a dismisura e del sensualismo oscurino i valori trascendentali della vita dell’uomo redento. Usciamo dal nostro isolamento; guardiamoci attorno e sentiamoci responsabili della vita dei fratelli. Viviamo il desiderio dell’Immacolata manifestato nel Natale e diamoLe la gioia di incontrare, specialmente in questo periodo natalizio, un figlio, magari da Lei lontano affinché lo ricongiunga col Suo Gesù”.