Due pensieri del beato Luigi Novarese nella ricorrenza dell’apparizione dell’Immacolata a Lourdes

 

L’Immacolata, l’11 febbraio 1858, con il Suo ampio segno di Croce, tracciato su se stessa con il Crocifisso della Corona che le pendeva dal braccio,

– presenta il programma della Redenzione,

– richiama alla fede più autentica,

– dice il modo e il mezzo con cui ogni uomo può trovare la propria salvezza e può risolvere altresì ogni suo problema (L’Ancora, n. 8-9, agosto-settembre 1983).

 

Per l’11 febbraio, festività della Madonna di Lourdes offriamole un nuovo iscritto al Centro, o un “Volontario”, o un “Fratello degli ammalati”.

Il mondo va salvato e questa salvezza va attuata da chi soffre, venendo la salvezza dalla completezza della Croce, quella del Cristo unita alla nostra personale sofferenza. Caratteristica del nostro apostolato è l’azione svolta da chi soffre. E’ l’attività dell’ammalato; la conquista di chi soffre per mezzo di chi vive nel dolore.

Non siamo tanto soli da non poter ripetere attorno a noi le richieste rivolte dalla Vergine Santa a Lourdes ed a Fatima.

Non possiamo sentirci paghi della nostra adesione.

Non possiamo avvistarci alla nostra Madre spirituale col disinteressamento verso i fratelli lontani.

Non diciamo che l’apostolato è difficile e costoso. Per chi ama esso non è né difficile, né costoso, ma proprio perché grandemente impegnativo va attuato quale prova del nostro attaccamento e del nostro amore (L’Ancora, n. 1, gennaio 1979)