In occasione di questa Giornata, papa Francesco scrive in un tweet: “Ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia: di un padre e di una madre, dei nonni e dei fratellini. E questo bimbo ha bisogno di essere accolto, amato e curato. Sempre!”

 

Nella Giornata mondiale delle persone con sindrome di down, istituita dall’assemblea generale dell’Onu, papa Francesco ricorda  in un tweet che “ciascun bimbo che si annuncia nel grembo di una donna ha bisogno di essere amato e curato”. Questo appuntamento internazionale, sancito anche da una Risoluzione delle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza della sindrome di down. La scelta del giorno 21 non è casuale: infatti il numero 21 richiama la presenza di un cromosoma in più, tipico di questa sindrome denominata anche trisomia 21.  Il tema scelto per quest’anno è “Connect”. L’obiettivo è quello di mettere in connessione la comunità mondiale delle persone con sindrome di down in modi innovativi per continuare a sostenere pari diritti e opportunità.

 

Il diritto di lavorare come gli altri

In Italia ad esempio, oggi sono 48mila le persone con sindrome di down. Alcuni sono ben inseriti, lavorano e partecipano attivamente alla vita sociale, anche grazie alle tante associazioni che si occupano di loro. Ma sono ancora tanti quelli che vivono, spesso, in una situazione di isolamento. CoorDown, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di down, in occasione della Giornata mondiale, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione internazionale “The hiring chain”. La finalità è quella di affermare che l’inclusione lavorativa non è solo un diritto da garantire oggi più che mai per ogni persona, ma porta benefici nel contesto lavorativo e nella società tutta. Infatti molto spesso le persone con sindrome di down hanno grosse difficoltà nel lavoro, andandosi a scontrare con barriere e pregiudizi. L’obiettivo è quello di far in modo che queste persone possano avere pari opportunità di lavoro, riuscendo così a crescere sia professionalmente sia personalmente.

 

Una cultura dello scarto sempre più forte

La grave situazione sanitaria della pandemia ha portato inoltre in questi mesi spesso ad un peggioramento della mentalità verso chi nasce con un cromosoma in più. Infatti, in molti Paesi, si va sviluppando sempre di più una tendenza chiamata Down Syndrome Free. In nazioni come la Danimarca e l’Islanda il 98% delle donne incinte alle quali viene diagnosticato che il bimbo è affetto dalla sindrome, sceglie di abortire. E non sempre si tratta di diagnosi corrette. Papa Francesco ha condannato più volte questa cultura dello scarto che respinge gli esseri umani più deboli e fragili “Per essa – ha spiegato il Pontefice nel Messaggio in Giornata internazionale delle persone con disabilità dello scorso dicembre –  certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti. In fondo, le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili”

 

La vicinanza della Chiesa

“Il Papa –  spiega Vittorio Scelzo del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – ha mostrato sempre una grande attenzione verso i più fragili. Se noi guardiamo le foto delle udienze generali, delle visite alle parrocchie, dei viaggi, sono pieni di incontri di Papa Francesco con persone con sindrome di down. E guardandoli ci si rende conto che sono troppi per essere casuali. Evidentemente, c’è una grande attenzione dietro questi incontri. E spesso sono immagini nelle quali si coglie la felicità di entrambi, sia del Papa sia di queste persone che lui incontra. È come se fosse un magistero tutto particolare, fatto però soprattutto di gesti, di sorrisi e di abbracci, è un’attenzione che il Papa ha sempre. Anche durante il viaggio in Iraq, ad esempio, ha incontrato alcune persone con sindrome di down. E non si limita certo alla giornata di oggi che pure è molto importante, ma questa attenzione del Papa ci invita ad un rinnovato impegno pastorale, verso una sempre maggiore inclusione delle persone con disabilità. Perciò nel Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, noi percepiamo la necessità di favorire, come Papa Francesco, ha scritto nella “Fratelli tutti” la loro partecipazione attiva alla comunità civile ed ecclesiale; per questo motivo, abbiamo avviato una riflessione su come accompagnare la pastorale delle persone con disabilità e in particolare di quelle con sindrome di down, iniziando in questo senso a prendere contatti con le Conferenze episcopali con le associazioni e con tutti coloro che sono impegnati in questo ambito.

 

[Fonte: Vatican news]