ECCO COME DIRE GRAZIE IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO

Grazie: tutta l’importanza di una parola che sarebbe bene usare più spesso.

Il 21 settembre, è la Giornata Mondiale della Gratitudine, una ricorrenza che è stata istituita nel 1965 alle Hawaii, per poi diventare universale con la denominazione di World Gratitude Day. Si tratta di una data molto significativa perché ci ricorda l’importanza di una semplice parola, “grazie”: di solito si impara da piccoli grazie ai genitori, ma poi, crescendo, tante persone poi dimenticano che si tratta di una parola fondamentale nella vita quotidiana.

Dire grazie ai familiari, agli amici, al partner o anche a una persona appena incontrata non è solo sinonimo di educazione: saper ringraziare, infatti, è una vera e propria capacità emotiva. Provare e mostrare gratitudine contribuisce allo sviluppo psicologico e al benessere di ciascuno di noi: pronunciare “grazie” tutti i giorni, sia nella vita privata che in quella lavorativa, ci fa stare bene e migliora le relazioni personali a tutti i livelli.

Ma come si dice grazie nelle varie lingue del mondo? Per l’occasione, Babbel ha spiegato il significato di questa parola nelle lingue più diffuse. Esistono diversi modi di ringraziare, in base ai tre livelli di gratitudine che furono identificati da Tommaso d’Aquino: il primo è la riconoscenza per il beneficio ricevuto; il secondo è la lode verso colui che lo ha realizzato e il terzo, infine, è rappresentato dalla disponibilità nel ricambiare la gentilezza ricevuta.

Ciascuna lingua pone l’accento su uno di questi tre aspetti nel dire grazie: l’inglese “thank you”, il tedesco “danke” e l’olandese “dank je”, ad esempio, derivato dall’arcaico “thanc” che significa pensiero. Queste tre lingue, dunque, si riferiscono alla riconoscenza e si focalizzano, dunque, sul primo livello della gratitudine. L’italiano “grazie” e lo spagnolo “gracias”, invece, derivano dal greco “chàris” che indica l’essere contento: in questo caso, dunque, si vuole esaltare chi ha compiuto il gesto, mostrandosi contenti per la sua azione. Anche il francese “merci”, che significa pietà a livello etimologico, si focalizza sul secondo livello della gratitudine.

Ci sono poi altre lingue, come ad esempio il portoghese con “obrigado” o il russo con “blagodarju vas” che, al contrario, si focalizzano sul terzo livello, manifestando la propria disponibilità a ricambiare il gesto gentile ricevuto. Per le lingue orientali il discorso è completamente diverso. In Giappone, ad esempio, ci sono almeno 21 modi diversi di ringraziare, a seconda della situazione in cui ci si trova. “Arigato” è la forma più diffusa e significa semplicemente “grazie”. Nel Sol Levante, inoltre, quando si ringrazia si è soliti anche inchinarsi davanti all’interlocutore di 30°, con le braccia lungo le gambe per gli uomini, e davanti a sé nel caso delle donne. In Cina, invece, il termine più usato è “xiè xiè”, ma non sempre è il più adatto: quando si ricevono dei complimenti, ad esempio, bisogna rispondere con modestia, pronunciando “na li na li”, ossia “grazie, sei troppo gentile”.

In ogni cultura, inoltre, cambia anche la frequenza del ringraziare: in Gran Bretagna, ad esempio, si è soliti dire “thank you” per qualsiasi cosa, mentre in molti Paesi asiatici i ringraziamenti troppo frequenti sono visti come un segno di formalità e dunque non sono necessari per gli amici o i colleghi più stretti con i quali si è maggiormente in confidenza, altrimenti potrebbero fraintendere e interpretare la cosa come un segno di distacco.

In qualsiasi sua espressione, “grazie” resta comunque la parola più bella da pronunciare: la gratitudine è un atteggiamento positivo che migliora l’umore e favorisce anche il benessere fisico, perché fa circolare dei neurotrasmettitori in grado di agire direttamente sul sistema immunitario, di abbassare la pressione sanguigna e di migliorare il sonno. Infine, non bisogna dimenticare che la gratitudine migliora e rende più forti i legami con le persone che ci circondano. Ecco perché è importante e piacevole dire grazie ogni giorno.