Il presidente della Cei, nell’introduzione ai lavori della 77.ma Assemblea generale dei vescovi italiani, chiede una “fervente e insistente preghiera per la pace in Ucraina” e per l’Emilia Romagna ferita dall’alluvione invita a mantenere per anni “spirito di solidarietà e comunità”, insieme al pianto “per esserci presi poca cura della nostra Casa comune”. Analizza il Cammino sinodale della Chiesa italiana che deve “essere comunicativa” e non “chiusa e paurosa”, per incontrare mondi nuovi.

Un’analisi del Cammino sinodale della Chiesa che è in Italia, alla quale il Signore chiede di “essere comunicativa” e non “chiusa e paurosa”, per incontrare “audacemente persone e mondi nuovi ed entrare in relazione con il ‘popolo numeroso’ delle nostre città”, inaugurando “una nuova stagione di comunicazione efficacie della Parola che salva”. E un pensiero ai drammi di oggi, dall’alluvione in Emilia Romagna, col pianto “per esserci presi poca cura della nostra Casa comune”, ai conflitti in Ucraina, per il quale è inviato di pace di Papa Francesco, e Sudan, rilanciando la domanda inquieta del Papa in Ungheria: “Dove sono gli sforzi creativi di pace?” e ricordando che parlare di pace non è “evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità̀”. Dalla vergogna per lo scandalo degli abusi, che chiede “ascolto vero” di chi ha sofferto, alla crisi delle famiglie e della natalità, che non si contrappone all’accoglienza dei migranti, dei quali comunque “abbiamo bisogno per vivere”. Da lavoro povero anche per i giovani, alla casa che non c’è per le giovani coppie, dal volontariato che in Italia perde un milione di braccia e cuori, al dramma di chi il lavoro non lo ha più. Dall’attesa infine di politiche davvero attente ai più deboli, al pericolo di una nuova crescita delle mafie, anche al Centro-Nord.

La guida dell‘Evangelii Gaudium e del discorso di Firenze 2015

C’è tutto questo nell’ampia introduzione ai lavori della 77.ma Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana offerta questa mattina dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano. Ieri pomeriggio, nello stesso luogo, i vescovi italiani hanno dialogato a lungo con Papa Francesco, e resteranno riuniti fino al 25 maggio 2023, confrontandosi sul tema “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento”. Fino alla nuova udienza con il Papa, prevista giovedì alle 11. Di Francesco, il cardinale ricorda “il primo grande messaggio” l’Evangelii gaudium, che “costituisce sapienza pastorale e orientamento per il nostro ministero”, e le indicazioni del discorso di Firenze, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale (novembre 2015, n.d.r), che “ci hanno accompagnato e orientato in questi anni e sono un riferimento fondamentale per il nostro Cammino sinodale”.

Vicinanza e solidarietà per l’Emilia Romagna ferita

Il presidente della Cei, dopo aver ricolto un pensiero ai vescovi emeriti, come il cardinal Bassetti, suo predecessore alla guida dei vescovi italiani, “per il suo esempio di paternità” e “la sua visione del dialogo sul Mediterraneo nello spirito di La Pira”, e a quelli scomparsi quest’anno, guarda all’Emilia Romagna piegata dalla furia della natura. Abbraccia la gente “che ha rivelato tanta solidarietà e laboriosità”, e ringrazia tutti coloro che “si stanno prodigando per portare aiuto concreto e consolazione, fino ai luoghi più isolati”, come pure sacerdoti e parrocchie organizzati per aiutare come un vero e proprio “ospedale da campo”. Ricordando che “l’impegno è mantenere lo stesso spirito di solidarietà̀ e di comunità̀ nei prossimi mesi e forse anni per riparare quanto la furia delle acque ha rovinato”.

Ucraina: chiamati ad una insistente preghiera per la pace

Un lungo paragrafo dell’introduzione, Zuppi lo dedica alla “preghiera e impegno per la pace”, che non è solo auspicio, ma “la realtà stessa della Chiesa, che germina, come segno di pace, dall’Eucaristia e dal Vangelo”. Esprime il suo grazie a Papa Francesco “per la sua profezia “così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità̀”, come nel caso dell’aggressione all’Ucraina. Cita ampi passi del discorso alle autorità a Budapest, il 28 aprile, nel quale il Papa constata “il deterioramento delle relazioni internazionali” e ricorda che gli italiani sono “il popolo della pace”, per la storia e la collocazione del nostro Paese “cerniera tra Nord e Sud, ma anche tra Est e Ovest”. Per questo, con il Pontefice, “siamo chiamati ad una fervente e insistente preghiera per la pace in Ucraina”. Ma c’è anche, prosegue il presidente della Cei, “una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare”. Perché “l’informazione così complessa spinge all’indifferenza, a essere spettatori della guerra ridotta a gioco”.

Educare ad una cultura della pace

La solidarietà̀ con i rifugiati – quelli ucraini, ma non solo, aggiunge, “è un’azione di pace”. I conflitti si moltiplicano, come in Sudan con il suo “dramma umanitario”. “Seguire le vicende dolorose dei Paesi lontani, con la preghiera e l’informazione, è una forma di carità̀”. Perché, chiarisce Zuppi “la cultura della pace è un capitolo decisivo della cultura della vita, che trae ispirazione dalla fede”. Ma, ammette preoccupato, “Siamo in un tempo emozionale e soggettivo che rivela e accentua processi di deculturazione: tutto diventa fluido, anche quello che ieri sarebbe stato impensabile. Cadono saldi riferimenti, mentre ci si esalta (e poi ci si deprime) nella drammatica vertigine della soggettività̀ dell’io isolato, cui sembra che tutto parta da lui”. La fede e la carità̀ hanno bisogno della cultura, “per esprimersi e scendere nell’esistente”. Quando non avviene, “è grande il rischio di ridursi a intimismo, assistenzialismo o semplicemente a vivere fuori dalla storia”.

Il Cammino sinodale e l’imprevedibilità dell’incontro con tutti

Del Cammino snodale iniziato da due anni dalla Chiesa italiana, l’arcivescovo di Bologna sottolinea il carattere di “esperienza concreta” che accetta “l’imprevedibilità̀ dell’incontro, misurandosi con le domande che agitano le persone e non quello che noi pensiamo vivano, per trovare assieme le risposte”. Si passa ora “dalla fase narrativa passiamo a quella sapienziale, dall’ascolto al discernimento”. Una sapienza che, per il porporato, guardando alla figura biblica di Salomone, è proprio sinonimo di “un cuore docile, capace di ascoltare”. E non ci sarà “vero discernimento se non sapremo continuare ad ascoltare cosa lo Spirito continua a chiederci anche in questa seconda fase del nostro percorso”. Zuppi riconosce le fatiche emerse nella prima fase del Cammino sinodale, ma ammonisce che “timidezza e pessimismo non sono fondati”. Ma se non si risponde alla chiamata “espressa da tanti segni, tante voci, domande e situazioni”, spiega “corriamo il rischio di un ripiegamento identitario”, accontentandoci dei “pochi ma nostri”, e di “essere irrilevanti nella vita di troppi e nella storia”.  La chiesa deve “continuare a parlare”: “Tutti – laici, giovani e adulti, anziani, sacerdoti, religiosi – devono impegnarsi in un grande e rinnovato colloquio con le persone del proprio ambiente e andare oltre”. Perché “La Chiesa sinodale deve essere comunicativa”. E’ il compito di una Chiesa profetica, per la quale è significativo che circa 60 mila giovani vogliano partecipare alla Gmg di Lisbona: “le più̀ grandi difficoltà con i giovani – commenta – sono la paura e l’impazienza”.

Ascolto del dolore degli abusati, accoglienza dei migranti

Il presidente della Cei ribadisce come, nello scandalo vergognoso degli abusi di membri del clero su minori, “l’ascolto della sofferenza sia tappa essenziale del cammino per consolidare e rendere più efficaci le attività di formazione e prevenzione messe in atto dalle Chiese in Italia attraverso la rete territoriale dei Servizi per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. E poi apre l’ampia pagina dei problemi della società italiana rilevati dalle Conferenze episcopali regionali, con la crisi della famiglia, delle giovani coppie che non riescono a costruirla, e della crisi demografica legata anche a questo fenomeno. Sottolinea che nella “triste società della paura” l’accoglienza della vita nascente “si accompagna alle porte chiuse a rifugiati e migranti”. Chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, per Zuppi, “nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa. Del resto abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società̀. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva, il loro percorso nel nostro Paese!”.

Politiche attente ai più deboli

Il cardinale parla poi della precarietà del lavoro e del “lavoro povero”, per combattere i quali non bastano le strategie di detassazione del decreto lavoro, che non sono di contrasto alla povertà. Per il problema casa, spiega che “può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare. C’è un bisogno di casa a costi accessibili”. Segnala la riduzione dei volontari, scesi di un milione a 4 milioni e 600 mila in Italia, e ricorda che “la gratuità del servizio all’altro nel bisogno è un’esperienza sociale e spirituale”. Alla politica italiana il presidente Cei chiede “una legge elettorale adeguata e condivisa” e “un’attenzione particolare ai più deboli” poveri, malati, chi vede violati “i propri diritti fondamentali” e “quanti attendono una sentenza giusta e celere”. “Aspettiamo la definizione del promettente riordino dell’assistenza degli anziani, a favore delle cure domiciliari”, perché “il dono della longevità̀ sia una benedizione e non la condanna alla solitudine o alla perdita di dignità̀”.

Le mafie non sono scomparse, la Chiesa resiste

Nel giorno in cui si ricorda l’anniversario della strage di Capaci e nel trentesimo anniversario del discorso di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993), il cardinale Zuppi ricorda la piaga del clientelismo, della corruzione e di tutti i “peccati sociali” denunciati da Papa Francesco. Sottolinea che le mafie non sono scomparse, “anzi si sono estese nel Centro-Nord, dove prosperano largamente anche con metodi e volti in parte mutati”, ma la Chiesa “comunità viva e generosa, resiste alla forza disgregativa”, là dove “il tessuto sociale è slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita”, e c’è “terreno di crescita per le mafie”.

Ripensare l’annuncio cristiano, “conversione missionaria” delle strutture

Nell’ultimo paragrafo della sua introduzione, il presidente della Cei invita all’essenziale ripensamento dell’annuncio cristiano, “a cominciare dalle proposte della catechesi, dei sacramenti, della pastorale dei ragazzi, l’ambito della formazione, da quella iniziale dei seminaristi a quella permanente dei presbiteri, nonché́ dei laici in generale, dei futuri insegnanti di religione”. Abbiamo bisogno, spiega “di ripensare più̀ in grande la formazione dei laici, valorizzando il potenziale già̀ esistente nelle istituzioni di Teologia e Scienze Religiose”, per rendere “semplice l’ascolto del Vangelo e andando incontro a tanti che lo cercano”. Accenna infine alla collegialità nel ministero episcopale e all’accorpamento delle diocesi, “sfida per il futuro ma anche un’opportunità̀ per ripensare nuove forme di prossimità̀”, e alla “conversione missionaria” della Cei intesa “come struttura composta da uffici, servizi e organismi a servizio dei Vescovi e delle realtà̀ diocesane che sono in Italia”. L’auspici finale è che, nella vicina festa di Pentecoste, lo Spirito Santo invocato “ci doni un grande entusiasmo comunicativo” e che i laici portino questo spirito “negli ambienti e nelle situazioni dove solo loro sono”.

Giovedì mattina l’udienza con Papa Francesco

In mattinata i lavori dell’assemblea generale proseguono in Vaticano con l’elezione di un vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mentre nel pomeriggio è prevista all’elezione dei rappresentanti Cei alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (primo periodo 4-29 ottobre 2023 – secondo periodo ottobre 2024). All’ordine del giorno anche una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. La giornata di mercoledì 24 sarà dedicata a un focus sul tema principale dell’assemblea, “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento”, e al confronto nei gruppi sinodali. L’attenzione a mettersi in ascolto di tutti e, in particolare, degli ultimi si esprime anche con la scelta di consegnare ai vescovi una borsa “Made in Carcere”, realizzata con materiali di recupero: segno concreto dell’impegno a offrire una seconda possibilità a persone in stato di detenzione e una nuova vita a tessuti e oggetti, all’insegna dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente. Giovedì 25, prima dell’incontro con il Papa previsto alle 11, il cardinale Zuppi presiederà alle 8.30 la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. Alle 15, nell’atrio dell’Aula Paolo VI, illustrerà in conferenza stampa il comunicato finale. Il 25 e 26 maggio, si svolgerà, infine, a Roma l’assemblea nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale (che parteciperanno anche all’udienza con Francesco), ospitata nell’Ergife Palace Hotel.