Nel contesto del vangelo di questa domenica, in cui la liturgia fa memoria del Battesimo di Gesù, il Papa all’Angelus domenicale ricorda “i due movimenti” della vita di Gesù: da una parte scende verso di noi, nelle acque del Giordano; dall’altra eleva lo sguardo e il cuore pregando il Padre”.
Scende verso di noi. Il suo intento non è quello di mettersi in cattedra ma di condividere l’umanità.
Il suo sguardo però è sempre ricolto al Padre. E questo è “un grande insegnamento per noi: tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso. Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto”.
Ecco la necessità della preghiera: “non via di fuga, rito magico ripetizione di cantilene imparate a memoria ma il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, pregare per avere la forza di andare avanti”.
Francesco parla della ricchezza della preghiera e di quello che significa per il cristiano: ci aiuta perché ci unisce a Dio, ci apre all’incontro con Lui. La preghiera è dialogare con Dio, è ascoltare la sua Parola, è adorare: stare in silenzio affidandogli ciò che viviamo. E a volte è anche gridare a Lui come Giobbe, sfogarsi con Lui. La preghiera dà ossigeno alla vita, dà respiro anche in mezzo agli affanni e fa vedere le cose in modo più ampio. Soprattutto, ci permette di fare la stessa esperienza di Gesù al Giordano: ci fa sentire figli amati dal Padre”.

Ricordiamo l’importanza che Monsignor Novarese ha dato alla preghiera quotidiana, fedele e sincera.

Infine il Papa ha ancora una volta raccomandato di dimenticare la data del proprio Battesimo, “rinascita, momento nel quale siamo diventai figli di Dio con Gesù”.