Al Papa la lettera di Pablo, morto a 21 anni: non sarò alla Gmg, ma sono vicino dal Cielo

Il giovane spagnolo è scomparso il 15 luglio scorso a causa del sarcoma di Ewing, dal quale era affetto da quando aveva 16 anni. Prima di morire è entrato nell’ordine carmelitano “in articulo mortis”. La sua lettera, in cui racconta gli alti e bassi della malattia e condivide la sua testimonianza di fede, consegnata al Papa sul volo verso Lisbona dalla corrispondente di Radio Cope, Eva Fernández

Che alla Gmg di Lisbona non sarebbe riuscito ad andare, Pablo lo sapeva. Il sarcoma di Ewing, tumore che si sviluppa a qualsiasi età e in ogni parte del corpo, non gli aveva dato alcuna speranza. Non sapeva, però, Pablo se nei giorni in cui il Papa avrebbe incontrato nella capitale portoghese migliaia di giovani per l’evento mondiale, sarebbe stato ancora vivo o già in Cielo, vicino a Colui che definiva l’“Amato”, Gesù, che “mi ha dato tanto, mi ha consolato tanto, mi ha reso così felice!”.

In Cielo facendo “lìo”

Lo scriveva Pablo stesso in una lettera oggi consegnata a Francesco: “Non so se, quando riceverà questa lettera, potrò accompagnarvi nella preghiera, o se Dio, nella sua infinita misericordia, mi avrà già chiamato. In tal caso, spero che Egli mi permetta di darvi una mano – e tanto meglio – dal Cielo, facendo ‘lìo’ e festa, come giustamente dite voi”.

Morto da carmelitano

Pablo Alonso María de la Cruz Hidalgo è morto il 15 luglio scorso. È morto da carmelitano, entrato nell’Ordine “in articulo mortis”, pronunciando i voti nella sua stanza all’Hospital Clínico di Salamanca. Una risposta, la consacrazione religiosa, a quell’“ardore” dato dalla fede che diceva di sentire in ogni fibra del suo corpo debilitato da sei anni dalla malattia. La sua storia – che per certi versi ricorda quella di un altro giovane appassionato di Cristo, Carlo Acutis – è in queste ore di volo verso Lisbona nelle mani del Papa, grazie a Eva Fernández, nota corrispondente dell’emittente spagnola Radio Cope, che in ogni viaggio apostolico si distingue per la particolare scelta dei regali da consegnare a Francesco. “Questa è una lettera postuma di un giovane che non è potuto venire alla Giornata Mondiale della Gioventù perché è morto quindici giorni fa. È una lettera impressionante perché ha chiesto di entrare nei Carmelitani poco prima di morire”, ha detto Eva al Papa, il quale ha prontamente risposto: “Sì, lo conosco, conosco la storia”.

Il ricordino per il funerale

Questa volta quello consegnato al Pontefice dalla giornalista è più di un regalo, è la testimonianza di vita e di fede di un ragazzo messa nera su bianco da lui stesso lucidamente e serenamente. La stessa lucidità e serenità con cui Pablo ha progettato il ricordino per il suo funerale: una croce fiorita con sopra la scritta “Un Albero della Vita eterna, un segno di speranza perché lì riposa l’autore della Vita”.

La malattia diagnosticata a 16 anni

A Pablo, nato il 26 luglio 2001 a Salamanca, il sarcoma di Ewing era stato diagnosticato all’età di 16 anni. Un periodo di dure prove durante il quale, tuttavia, il ragazzo raccontava di aver sentito la chiamata di Dio alla vita consacrata e di aver iniziato a pregare soprattutto per la conversione dei giovani: “Perché conoscano l’amore di Dio, manifestato in Gesù nell’Eucaristia, e per l’unità della Chiesa”.

L’incontro con Cristo

Nella lettera scritta al Papa riferiva degli anni della malattia: “Sono consapevole che tutto ha una ragione nel piano di Dio. Tra alti e bassi, giorni migliori e peggiori, e con molta purificazione attraverso la malattia, oggi guardo la mia vita e posso confessare che sono stato e sono felice”. “Ho scoperto – affermava ancora il giovane – che il centro della mia vita non è la malattia, ma Cristo. Come ho detto ai miei amici, alla mia famiglia, ai miei fratelli carmelitani: ‘Attraverso la sofferenza nella malattia ho incontrato Dio, e attraverso la morte nella malattia andrò a Lui. E per questo Lo ringrazio”.

In preghiera, dall’ospedale o dal Cielo

In un’altra parte della missiva consegnata al Papa, Pablo scriveva che gli sarebbe piaciuto tanto partecipare “alla Gmg di Lisbona con lei e con tanti giovani di tutto il mondo”. “So per esperienza – si legge – che nessuno può spegnere il fuoco interiore che può avere un giovane innamorato di Gesù. Prego il Signore che questo fuoco dell’amore di Dio arda a Lisbona, e come vorrei che i giovani conoscessero Gesù, il mio Amato! Mi ha dato tanto, mi ha consolato tanto, mi ha reso così felice! Fisicamente sono senza forze, ma la comunione dei santi mi permetterà di partecipare con voi in modo più profondo e non meno vicino”.