Ayas 23 agosto 1981

 

Siamo alla XXI Domenica tra l’Anno ed il pensiero centrale della Liturgia odierna è sul riconoscimento di chi sia il Cristo. Tutto dipende da lì: il nostro impegno, la nostra trasformazione, la nostra testimonianza. Tutto dipende da questa intima e profonda conoscenza: chi sia il Cristo.

Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e colui al quale il Padre l’ha voluto rivelare. Quindi la conoscenza che noi abbiamo del Cristo viene dall’alto, dal Signore stesso e da una base quanto mai solida, potente, gente umile, gente non abituata alle fantasie, gente che dice quel che vede, afferma ciò che sente e sono dei pastori. E i pastori sanno chi sia colui che è nato a Betlemme, perché a loro l’ha rivelato un Angelo ed è San Luca che lo trasmette. Lo trasmette con una sicurezza di fonti che sono sorte proprio per soddisfare il desiderio della prima cristianità che voleva conoscere tutto quello che riguardava la vita del Cristo. Ed allora abbiamo due linee grandi che ci rivelano tutto quello che riguarda la vita del Cristo. La linea di Maria SS. ma, riferita da San Luca. Abbiamo la linea di Giuseppe, riferita da San Matteo.

 

Ed allora nella linea riferita da Maria SS. ma abbiamo anche la rivelazione di Nostro Signor Gesù Cristo. L’Angelo, apparendo ai pastori, disse loro: “Non temete, poiché ecco io vi annunzio una grande gioia, destinata a tutto il popolo. Oggi vi è nato un Salvatore. Questo Salvatore è il Cristo Signore nella città di Davide”. Non sorvolate la definizione di questo bambino: è un salvatore, è la missione del salvatore il salvare e questo salvatore ha un nome, è il Cristo Signore. E’ una delle rarissime volte in cui nei quattro Vangeli si dice: il Salvatore è il Cristo Signore. San Paolo invece no, ripeterà in abbondanza: il Salvatore nostro, nostro Signor Gesù Cristo. Ripeterà continuamente: Cristo Signore. Nella vita di Nostro Signor Gesù Cristo, narrata dai quattro Evangelisti, si paria del Messia, del Signore, o del Cristo, ma la definizione messa così tutta assieme non la troverete quasi più. E questa definizione è data che indica missione e indica Colui che compie la missione. Questa definizione è data dal Padre, che presenta il Figlio, come quando uscirà dal Battesimo una colomba scese su di lui e una voce si udì dall’alto, ma non dice più il nome, lo indica: è lui. Questo è il mio Figlio Diletto. Così nella trasfigurazione: ascoltatelo, perché ha parole di vita, viene da me.

E’ quindi la definizione dello Spirito Santo: chi è il Cristo? E’ colui che salva. Ma attenzione bene; colui che salva non prendiamo queste parole con superficialità, perché si tratta di salvare l’uomo intero, anima e corpo, perché l’uomo intero si era rovinato col peccato, aveva perso i doni soprannaturali, aveva perso i doni preternaturali, era rimasto semivivo, come il malcapitato sulla via di Gerico. Quindi il Salvatore doveva venire dall’alto, non poteva essere un uomo qualunque, intrinsecamente non poteva. Il morto non salva un morto, deve essere un vivo che salva un morto, deve essere uno che abbia la vita che richiama alla vita. E notate, così passando, come si esprime Gesù quando risorge un morto: io te lo dico; io. lo sono colui che sono e perciò ti dico: ritorna. Ed allora salva colui che ha la potenza di salvare, colui che ha l’essenza della vita, colui che ha la verità, colui che può innestarci nella vita, darci la chiave vera della verità e perciò colui che viene a salvare è l’Unto di Dio, così significa il Cristo: l’Unto di Dio. E1 la definizione dello Spirito Santo.

Quindi chi dice chi sia il Cristo l’umanità? L’umanità non dice niente, l’umanità è cieca, muta, paralizzata, morta. L’umanità è erba secca e attende la rugiada come sopra il vello e quindi attende la vita, vuole la luce ed è protesa verso il Cielo. L’umanità desiderosa di vita, l’umanità desiderosa di verità e l’umanità desiderosa di fruttificare come quando aveva in sé il dono della vita prima di perderlo. Ma lo Spirito Santo parla ancora ed è il vecchio Simeone che paria.

Gesù è presentato al Tempio, il vecchio Simeone prende il bambino tra le mani ed allora ha un’esplosione di gioia: finalmente ho visto colui che doveva venire. Lo prese tra le braccia, benedisse Dio ed esclamò: “Ora Signore lascia andare il tuo servo in pace secondo la tua parola”. Qui si riferisce ad una promessa personale: non morirai prima che tu abbia visto colui che deve salvare il mondo. “Poiché – e qui siamo alla definizione di nuovo chi è il Cristo – gli occhi miei hanno veduto il Tuo Salvatore”, quindi colui che tu hai mandato per salvare. Questo bambino che io ho tra le braccia è il Salvatore. Chi è il Cristo? E’ colui che salva, è il Salvatore per eccellenza. E’ quello che Tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le Nazioni e gloria del popolo Tuo, Israele. Questa definizione del Cristo data da un Angelo, il quale, noi sappiamo che la parola Angelo significa messo, colui che è mandato ed il messo non dice ciò che vuole, ma ciò di cui ha avuto l’ordine di testimoniare e perciò paria soltanto di quello che ha sentito, di quello che ha avuto l’ordine di dire e perciò ha avuto l’ordine di dire ai pastori: “E” nato un Salvatore, che è, proprio l’Angelo lo specifica, un Salvatore che è il Cristo Signore”. Lo Spirito Santo parlerà per bocca di Simeone, l’Angelo aveva preso la parola dalla volontà di Dio, dalla Santissima Trinità.

Il vecchio Simeone aveva preso la definizione dall’amore eterno di Dio desideroso di comunicarsi all’uomo e perciò si comunica. Ho visto il Salvatore delle Nazioni. Questo è quanto dice il Vangelo nella definizione diretta, non suscitata, non ricercata, ma diretta da Dio. Dio presenta ufficialmente: Sono venuto ad evangelizzare i poveri e quindi lo presenta ai poveri, presenta nel Tempio il Sommo ed Eterno sacerdote, presenta colui che salva attraverso il proprio sacrificio sommo e lo presenta tra le braccia del sommo sacerdote che aveva ricevuto promessa da Dio che non sarebbe morto prima di aver visto il Salvatore e lo presenta nel Tempio, nel luogo più adatto. Domandiamo all’Immacolata: “E tu, chi dici che sia il Cristo?”. E’ parte interessata anche lei, e come interessata. E’ stata preparata fin dall’eternità su misura, scelta, liberamente voluta, invitata. Ed allora l’Immacolata ha diritto di dare anch’essa una definizione sul suo Divin Figliolo. Non è sollecitata da nessuno. E’ lei che esplode di gioia, canta di gioia di fronte alla meraviglia operosa della carità. La cugina Elisabetta rivela che è a conoscenza del mistero che era in lei, la cugina Elisabetta dice quanto si era operata in essa ed allora l’Immacolata risponde con una parola che è: “Gloria a Dio”, però diretta a segno, che centra immediatamente il punto, come l’Angelo. Aggiunge una nota soltanto: la sua gioia.

“L’anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”. La stessa identica parola che ha rivelato Dio attraverso l’Angelo, che ha rivelato il vecchio Simeone e che l’Immacolata immediatamente ripete di fronte alle meraviglie della carità che il Cristo incominciava ad operare. E’ il Salvatore. Salvatore di chi? Mio. E notate questo aggettivo possessivo “mio”. L’Immacolata “è il mio salvatore”, l’Eterno Padre “è il mio Figlio Diletto”. E hanno un aggettivo possessivo in comune, è il figlio di tutti e due. Ma una nota specifica ben diversa, mentre per l’Eterno Padre quel “mio figlio” significa: è venuto in mezzo a voi per salvarvi, ascoltatelo, perché vi porta la verità, la salute e la salvezza, in Maria SS.ma quel “mio” sta ad indicare che lei pure ha trovato salvezza di fronte a Dio attraverso l’offerta di quel Salvatore che è il suo Figliolo. Quindi il suo spirito esulta in Dio che si è incarnato in me e che è altresì il mio Salvatore.

Chi è Maria SS.ma? La figlia di Sant’Anna e di San Gioacchino? Anagraficamente sta tutto bene, nel piano della salvezza Maria SS.ma è la madre dei viventi, come Eva è stata madre di morti. Doveva trasmettere la vita Eva, doveva essere madre feconda, totale, di salvezza di tutto l’uomo, anima e corpo, nel tempo e per l’eternità. Maria SS.ma, nuova Eva, ha preso il posto dell’antica Eva. Invece di trasmettere metà vita da quella metà che la madre terrena non può più dare perché non ha e svolge così la sua missione di salvezza accanto al Padre Celeste. Il suo Salvatore è, per mezzo di lei la madre dei viventi, è altresì il nostro Salvatore. Vedete che ricchezza di concetti vengono fuori anche soltanto fermandoci alle definizioni date da Dio direttamente, dallo Spirito Santo attraverso i suoi servi, il vecchio Simeone, definizione data dalla madre di Dio, è bello chiamarla anche così l’Immacolata, perché lo è. Esultiamo tutti noi in Dio perché il Cristo è il nostro Salvatore. Il vecchio Simeone ha qualcosa, in parte, in sintesi, che chiama e richiama il programma di Nostro Signor Gesù Cristo: la missione: “luce per illuminare le Nazioni, gloria del popolo tuo Israele, salvezza dei popoli che Tu, o Signore, hai preparato.” Salvezza. Maria SS.ma è madre nostra, oltre che di Dio e quindi spiega la missione di questo Salvatore: è missione di misericordia che si stende su quelli che lo temono, vale a dire che lo amano. Non per tutti, per quelli che hanno buona volontà, per quelli che sono chiamati alla vita e tutti sono chiamati, ma c’è chi risponde e c’è chi non risponde e la madre trasmette la vita e se uno non ha la vita in se stesso, non può essere madre di un morto. Il morto viene tagliato via, messo lontano dalla madre, sepolto. Il ramo secco viene tagliato via e buttato poi nel fuoco.

Ed allora, questo Salvatore stenderà la sua misericordia per sempre, di generazione in generazione, perché è potente e ha disperso, con la sua forza, i superbi, ma non soltanto nella loro azione, ma anche nei loro pensieri, nei loro disegni, in quello che desideravano, in quello che preparavano. Dio li ha visti, Dio li ha ricacciati. Ha rovesciato dai troni i potenti. Dove sono questi potenti? Che differenza passa tra la cenere dei potenti e la cenere dei sudditi e la terra che calpestiamo fuori? Nessuna! Li ha buttati giù e ha innalzato gli umili, un’Immacolata, una povera vecchia che non poteva avere figli (Santa Elisabetta) concepirà nella sua vecchiaia, la potenza del Signore si rivela. I Santi, le anime degli eletti, tutti quelli che sono in Cielo sono Santi e hanno preso il posto di coloro che si credevano potenti. E poi ha dato da mangiare agli affamati: “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”. E’ quindi una verità: è tuo cibo. Ti hanno lesinato il pane, io ti do il pane eterno che ti sfamerà per sempre. I ricchi, coloro che si credono potenti, sono lì con la loro potenza in mano. Un rantolo un po’ più forte e non avranno più niente, a mani vuote.

Ed è la mitissima Immacolata che parla in questo modo, per cui noi vediamo nel Magnificat il riconoscimento del Salvatore che è salvezza non soltanto per la madre, ma che è salvezza anche per i figli, il suo programma per coloro che lo amano e che è un programma di misericordia e che fa miracoli ad una condizione sola: che riconoscano la propria umiltà, il proprio niente ed allora incomincia già ad annunciare. E’ ancora zitto il figlio nel seno dell’Immacolata e già proclama le beatitudini. Vediamo già in sintesi tutte le beatitudini. Non solo, ma vediamo anche le invettive di Gesù: guai a voi o potenti, guai a voi o ricchi, guai a voi scribi che insegnate false idee. Ma non sono predicatori arrabbiati contro le classi del momento, sono sciocchezze, noi parliamo della Parola di Dio in questo caso, solo e unicamente e queste cose sono qui, dette dall’Immacolata per un motivo solo: perché il Signore è fedele, aveva promesso ad Israele che l’avrebbe soccorso ed allora, ricordandosi della sua promessa, ricordandosi della sua misericordia, mantenne i patti fatti ad Abramo e alla sua discendenza per sempre. Così dice chi sia il Cristo la Vergine Immacolata.

Chi sia il Cristo per San Pietro? E’ ancora lo Spirito Santo che parla. “Tu sei il Cristo, l’Unto di Dio”, ma precisa: il Figlio del Dio vivente, sei il Figlio di Dio. Lo riconosce nella sua totalità e ritorna qui la definizione dell’Immacolata: “il mio Salvatore”. Tu sei l’Unto di Dio, il Cristo, il Sommo ed Eterno Sacerdote, l’Unto, il Figlio del Dio Vivente. L’Immacolata dice: il mio Salvatore. San Pietro riconosce le distanze: “sei colui che è venuto a salvare, il Figlio di Dio, l’Unto di Dio” ed in premio del suo riconoscimento, della sua fede: “E tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.

Potremmo andare avanti finché ci pare. Chi è il Cristo per i vari Imperatori che sono passati al tempo di Cristo e dopo Cristo? La risposta deve essere uguale per tutti. Il Cristo è per loro secondo il loro inserimento in Cristo. E abbiamo allora Imperatori Santi, che hanno riconosciuto nel Cristo il Figlio del Dio vivente e hanno condiviso la passione per la morte di se stessi e hanno condiviso la gloria. Ci sono stati Imperatori che hanno cercato di calpestare anche il ricordo soltanto di Cristo e sono passati. Il loro ricordo è rimasto come persecutori di Cristo. Ci sono stati Imperatori che hanno creduto di poter camminare sulla Chiesa, calpestare la Chiesa e si sono dimenticati che le porte dell’inferno non prevarranno. E tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, hanno dimenticato le parole di Gesù e quindi la Chiesa continua a navigare nel mondo in mezzo ad onde che la scuotono, ma non la possono buttare a fondo. Pensava Napoleone, poveretto, io distruggerò la Chiesa, il papato. Gli è bastato un Cardinal Consalvi per dirgli: “Non ci siamo riusciti noi, nonostante la nostra miseria, a buttar per aria la Chiesa, figuriamoci se ci riuscirà lei”. E questa risposta diamola con tranquillità a qualsiasi categoria di persone, a qualsiasi ideologia moderna, attuale, che cerchi di dissacrare, che cerchi di materializzare la vita, che cerchi di allontanare da Dio. E1 la stessa cosa; Dio ieri, oggi, domani, sempre; è il medesimo.

Per noi chi è il Cristo? E’ il mio Salvatore a cui sono chiamato a dare corrispondenza in proporzione del mio amore, attraverso la mia osservanza? Fermatevi. Posso dire con l’Immacolata: è il mio Salvatore a cui devo dare corrispondenza attraverso la mia osservanza, sia che comprenda, sia che non comprenda, maturando dentro di me le sue parole, per inserirmi totalmente nella sua volontà? Se è cosi, il Magnificat è totalmente per me, se non è così devo mutare, devo cambiare, mi devo trasformare, altrimenti con la bocca pronuncio il Credo, con il cuore sono attaccato ai falsi idoli e con la mia testimonianza svilisco il cristianesimo, svilisco l’Associazione, umilio l’Immacolata, al cui servizio mi sono posto o mi sono posta.

 

Ed allora concludiamo, facciamoci questa domanda: di fronte ai vari interrogativi che noi abbiamo sentito, di fronte alle risposte che noi abbiamo udito e di fronte alle risposte che tutti i Santi hanno dato, che tutte le anime di buona volontà hanno dato, di fronte all’itinerario che l’Immacolata ci insegna. Una condizione sola: si sia nella possibilità di avere misericordia, non è poco quel che è in queste parole. Si sia nella possibilità di avere misericordia che significa: abbia il cuore distaccato dal peccato, distaccato da se stesso, altrimenti il Cristo per te non è salvezza, ma è testimone della tua vita e sarà tuo giudice.