Dal 1945, Mons. Luigi Novarese abitò all’Ospizio Santa Marta, oggi chiamato Domus Sanctae Marthae, un ampio edificio accanto alla Basilica Vaticana. In questo ambiente, Novarese, maturò l’idea di una nuova fondazione, il Centro Volontari della Sofferenza.

Nell’omelia della Santa Messa celebrata il 20 giugno 1990, in ricordo di Mons. Luigi Novarese, Mons. Maccarone descrive le caratteristiche peculiari dell’Ospizio di Santa Marta ove mons. Luigi Novarese fu accolto nel 1942, quando lavorava in Segreteria di Stato: «L’ospizio Santa Marta ebbe una sua funzione durante la prima guerra mondiale, quando fu adibito ad ospedale dell’Ordine di Malta, ed ancor più nella seconda, quando vi furono ospitati i diplomatici delle nazioni in guerra con l’Italia. Ma oltre a costoro, vennero ospitati nell’annessa palazzina alcuni sacerdoti, al servizio della Segreteria di Stato. In questo tragico periodo vi fu accolto (nel 1942 o 1943) Mons. Novarese, che lavorava nell’Ufficio Informazioni per i prigionieri di guerra, nel contiguo palazzo San Carlo. Non posso dire quale sia stato il settore a lui affidato, quale sia stato il lavoro da lui compiuto. Era anonimo… sotto la direzione nazionale dell’Arcivescovo russo Emerizoff e quella effettiva di mons. Emilio Rossi il quale abitava in Santa Marta. Questo ufficio fu per mons. Novarese un tirocinio di lavoro e di esperienza burocratica che gli giovò. Lo stesso si deve dire per gli uffici che successivamente gli furono assegnati nella Segreteria di Stato (la Cifra e l’Archivio). Santa Marta ne rappresentava però il contrappeso. Veniva infatti, ilare nel volto e aperto ai commensali che partecipavano ed alla comunità sacerdotale, contribuendo con il suo spirito a quella vita comune. Così io l’ho conosciuto al suo posto in refettorio nella tavolata di centro, l’unica sede in cui ci incontravamo. I commensali e coabitanti della palazzina, erano tutti divisi, ma non si creavano distinzioni; si stava vicino con rispetto reciproco, con riservatezza per il proprio ufficio, con serenità. Ricordo le feste onomastiche in cui si offriva qualcosa ai commensali, in particolare quelle di San Luigi, che mons. Novarese intendeva celebrare fraternamente. Santa Marta è stato per me un capitolo della mia vita, più che una lunga sosta. Ma penso che anche nella biografia di mons. Novarese debba restare segnato. Un altro aspetto globale della vita di mons. Novarese: È rimasto 50 anni a Roma, dal 1934, quando è venuto al Collegio Capranica, al 1984, anno della sua morte. In libri recenti si è discusso sulla definizione di prete romano: dalla descrizione negativa, di Ernesto Buonaiuti del modello di educazione del Seminario romano, alla esaltazione di alcuni personaggi veramente insigni, come il Card. Tardini e Don De Meo, che hanno voluto incidere nella loro tomba il titolo di prete romano. Sembra sia disquisizione accademica ed esterna fissare a chi spetti, a pari ragione quel titolo. Mons. Novarese è stato definito da Pio XII “un generoso sacerdote della Curia Romana”. Vorrei che si perfezionasse nell’atto riconosciuto e fissato sulla sua tomba: “Prete romano”».

 

[Fonte: Biografia documentata – Causa di Beatificazione Mons. Luigi Novarese]