Don Michele Falabretti, in vista di Lisbona 2023, racconta il senso di un viaggio che si chiama GMG in una lettera aperta ai ragazzi più piccoli che non sanno cos’è

Forse dovremo raccontarvi qualcosa, perché sono passati più di sei anni da quando l’ultima GMG è stata fatta in Europa e molti giovani italiani vi hanno partecipato. Probabilmente molti di voi ne hanno sentito parlare da fratelli e sorelle più grandi o forse dagli amici educatori; può darsi persino che qualcuno non sappia proprio che cosa sia.

Dovremo raccontarvi qualcosa, perché nel cuore di molti che oggi non sono più proprio giovani ci sono immagini ed esperienze così belle, da averli convinti che vale sempre la pena mettersi in viaggio. E nei nostri racconti sentirete di viaggi lunghi e impossibili, di alloggi di fortuna dove si dorme a terra, di cibo non proprio di qualità anche se nessuno è mai morto di fame, del desiderio di un caffè “vero”. Sentirete anche di amicizie nate in poco tempo che si sono sciolte al sole dopo pochi giorni e di altre che resistono da anni. Vi diremo che ci siamo sentiti dentro un fiume in piena, dove la giovinezza di tutti era così contagiosa da farci pensare che saremmo stati invincibili, che avremmo potuto ridere per tutta la vita, che il nostro entusiasmo e la nostra vitalità (ne eravamo certi) avrebbero sconfitto il male del mondo. Poi ci siamo seduti per terra, in una grande spianata dove tra canti e parole è sceso anche un grande silenzio. Lì non abbiamo potuto sfuggire al pensiero di essere ugualmente fragili, lì ci siamo sentiti piccoli piccoli, un puntino in mezzo a centinaia di migliaia di altri puntini. Lì siamo stati raggiunti dalla consolazione di una Presenza che ci parlava attraverso una Parola antica che i cristiani si tramandano da secoli; attraverso la parola di un uomo vestito di bianco che ci confermava il valore della fede; attraverso due grandi braccia di legno che ci ricordavano quanto grande fosse il dolore del mondo che Gesù ha portato sulla sua croce. Nel silenzio era di grande consolazione sentire che il cuore degli altri batteva vicino al tuo. Nel silenzio qualcuno, assicura, ha sentito il sussurro di Dio. Così dopo lunghe chiacchierate, tante risate e sorrisi che allacciavano sempre di più le vite degli uni agli altri, sono comparse anche le lacrime. Quelle che di solito commuovono i nonni, ai quali è ben chiaro il peso delle cose che accadono; quelle che sgorgano quando si sente di essere vicini a toccare il cuore della vita. È stato un momento in cui le grandi domande facevano meno paura. Forse nessuno ha trovato risposte definitive, ma è nata in noi la certezza che le risposte ci accompagnano ogni volta che ci si apre alla ricerca; e la vita ci è apparsa meno superficiale e insignificante.

È così: non potremo mai spiegarvi la GMG senza dirvi cosa ha voluto dire per noi. E sappiamo soltanto una cosa: che soltanto se avrete il coraggio di mettervi in viaggio, per quanto lungo e faticoso possa essere, riuscirete a capire cosa sia questa esperienza. Forse adesso che vi abbiamo detto qualcosa della GMG senza spiegarvi nulla, potrebbe venirvi un po’ di voglia di partire. Pensateci: “Siamo a Lisbona: da qui non partono strade”, ha scritto Saramago; e infatti qui non ci sono strade perché oltre c’è solo l’oceano e l’infinito. A Lisbona si respira un’aria di mistero e attrazione, si vede ancora il fascino di chi l’ha abitata poco perché doveva partire e andare lontano, in cerca di terre e di tesori, ma anche con il desiderio di portare dall’altra parte il Vangelo di Gesù.

Ecco, la GMG è insieme queste due cose: la possibilità di fare scoperte e la possibilità di dire qualcosa di sé agli altri. Sicuri che non volete venire?

Don Michele Falabretti

 

[Fonte: Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana]